Allievi in evidenza

«Ve lo dico io: il muratore è il mestiere più bello del mondo»

Apprendistati vacanti, scelti per lo stipendio o boicottati per paura della fatica. L’eccezione felice di Matteo, già campione a TicinoSkills, di cui oggi si apre la terza edizione …….

LOSONE – Matteo, 19 anni giusto ieri, giura di non avere mai avuto dubbi. «È questo il mestiere che voglio». Andare in cantiere, usare le mani, senza paura del freddo, la pioggia, la fatica. «È stupido pensare che quello del muratore sia un lavoro meno nobile degli altri – ragiona con la saggezza lieve dei suoi anni, pochi in fondo – Se non ci fosse chi costruisce case, dove vivremmo? È una scelta di vita, rispettabile quanto un’altra».

Eppure lo ammette lui per primo, felice eccezione fra tanti apprendisti che si avviano alla professione per mancanza di alternative. «Al primo giorno di scuola, in classe, ce lo siamo chiesti l’un con l’altro, per conoscerci meglio – ricorda – “Tu perché lo fai?”. Solo io e il mio compagno di banco abbiamo risposto “Perché mi piace”». Gli altri, oltre una decina, non ne hanno fatto mistero. «”Per il salario”, hanno risposto». Alto.

Così, ecco che l’associazione di categoria lamenta mancanza di motivazione, scarsi risultati. Matteo Guerini di Losone invece è il più bravo del Ticino: lo dicono gli ultimi campionati di TicinoSkills, che oggi si riaprono per la terza edizione e fino a sabato vedranno sfidarsi una decina di ragazzi, i migliori per rendimento scolastico, in nove professioni. Testimonial di lusso, lui sarà lì invece ad allenarsi per partecipare alle gare nazionali, in programma a gennaio; a racimolare congratulazioni per la media eccellente ottenuta nel corso dell’anno appena finito, quello del diploma.

Matteo, però sii sincero. Non ti sei mai sentito un po’ da meno di chi faceva il liceo?
«Io ho fatto il liceo. Un anno, come passerella».

C’è chi dice che l’edilizia sia un ripiego. Vai male a scuola, fai il muratore. È così?
«Io a scuola andavo bene. Avrei potuto fare altro. I miei genitori anzi volevano che studiassi».

Invece?
«Niente, mi hanno lasciato comunque libero di scegliere.  E a me studiare non interessava. Ho sempre pensato che da grande avrei fatto il muratore».

Il muratore?
«Beh, l’impresario, prima o poi. Mio papà ha una ditta».

“Figlio di papà”. Non è un po’ troppo facile, nei tuoi panni?
«Insomma. L’apprendistato l’ho fatto con lui e non ero per niente privilegiato. È un uomo che pretende tanto, da un figlio anche di più. Mi è capitato di finire alle sette di sera il sabato. Per fortuna non lavoravo al suo fianco. Lui stava in ufficio, io con i colleghi». 

Come l’hanno presa, a vedersi arrivare il “figlio del capo”?
«Io faccio bene il mio lavoro. E loro altrettanto. Non c’è altro da aggiungere. Sono bravo, no?». 

Eppure tuo padre stesso ti suggeriva di fare altro. Non ti è venuto qualche dubbio?
«Al contrario. Il fatto di conoscere il mestiere mi ha aiutato a scegliere, da solo. Probabilmente, se non fosse stato così e non avessi saputo che cosa significa, non avrei mai scelto quest’apprendistato. Ne avrei avuto paura, come ce l’hanno magari gli altri».

Neanche un ripensamento, mai?
«No. Sono contento. Lo rifarei. Io voglio stare in cantiere, non in ufficio. Non per tutta la vita, certo». 

Ma come…?
«È un lavoro faticoso. A 50 anni magari è il caso di passare in ufficio, a dirigere. Ma finché posso resto all’aperto».

Per altri è un fastidio.
«È vero. La maggioranza dei miei compagni, al primo anno, aveva scelto questa professione solo per il salario. Li capisci subito, li tiri fuori dal mazzo».

Dove sono, oggi?
«Qualcuno è stato bocciato».

L’associazione impresari costruttori dice che è un problema per l’edilizia. 
«Io dico che il problema più grande è loro. Sono loro che poi non vanno a lavorare volentieri». 

Matteo: e se a gennaio diventassi anche il migliore della Svizzera?
«Prima farò il militare, poi farò la scuola di assistente tecnico a Lugano. Dura tre anni. E per concludere il bachelor alla Supsi. Impresario, ingegnere o architetto, non so ancora cosa. Ma è questa la mia passione».

Le altre?
«Lo sci, ero nella Federazione ticinese. Il calcio».

Un consiglio ai ragazzi che oggi cominciano le gare che tu hai già vinto?
«Mettetecela tutta. In certi momenti può sembrare noioso, ma quando vedi il lavoro finito è il risultato a ripagarti». 

 
Articolo di Sara Bracchetti